La geologia del Monte Everest

Le rocce della cima più alta del mondo ci raccontano la storia dell’origine della catena himalayana (in qualche modo simile a quella alpina) che nasce dalla collisione della placca indiana con quella euroasiatica, avvenuta circa 55 milioni di anni fa. Oggi la placca indiana si muove verso nord a una velocità di alcuni cm/anno, infilandosi sotto la catena montuosa e contribuendo così al suo continuo innalzamento.

Le 2 placche erano inizialmente separate da un oceano chiamato “Tetide” e le rocce della cima dell’Everest si formano proprio sui fondali di una porzione di questo antico mare (la porzione indiana); si tratta infatti di rocce sedimentarie di origine marina, quali calcari, marne, peliti, organizzate in strati sovrapposti (sub orizzontali) che rappresentano i sedimenti (ora litificati) che si depositavano sui fondali di un mare dell’Ordoviciano, più di 400 milioni di anni fa.

In questi strati rocciosi possiamo trovare allora fossili di organismi marini del passato, tra i quali i trilobiti, antichi artropodi.

Cosa c’è sotto le rocce sedimentarie della cima dell’Everest ?

Se (da ca. 8600 m di quota) la piramide sommitale della cima è formata da rocce sedimentarie della “Formazione del Qomolangma” (il nome tibetano dell’Everest), sotto questa e sino ai circa 7000 m affiora la “Formazione del Colle Nord”, costituita prevalentemente da rocce metamorfiche scistose (della “Serie dell’Everest”), ma la porzione superiore (con uno spessore di 400 m circa) è formata dalla famosa “fascia gialla” costituita a sua volta da rocce sedimentarie debolmente metamorfosate e riconoscibili per il colore chiaro.

Infine, sotto i 7000 m affiora la “Formazione Rongbuk” (dal nome del ghiacciaio del versante nord) che costituisce la base dell’Everest, formata da rocce metamorfiche, quali scisti e gneiss, con intrusioni di rocce leucogranitiche e pegmatitiche.

Le 3 formazioni indicate sono separate da 2 faglie a debole pendenza d’importanza regionale (si seguono in affioramento per decine di km) denominate “Qomolangma detachment” (la superiore) e “Lhotse detachment” (l’inferiore); attraverso piani di questo tipo le varie falde rocciose, con spessori di centinaia di metri, si accavallano a costruire la catena Himalayana.

Andrea Bollati

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