Radio 3 Scienza, il programma in onda tutti i giorni su Rai Radio3, sta raccontando tutti i venerdì, escluso il 14 agosto, la spedizione “Alpi 2020” e lo farà fino alla fine della missione. In ogni puntata, preceduta da un breve racconto di Fabiano Ventura, vengono intervistati i diversi ricercatori che collaborano al progetto. In quella dello scorso 7 agosto Daniele Cat Berro, climatologo della società italiana di Meteorologia e redattore della rivista di climatologia Nimbus, che ha incontrato Fabiano Ventura al Breithorn, ha parlato della situazione del ghiacciaio di Plampiceux al Monte Bianco, protagonista delle ultime cronache per essere a rischio crollo e ha poi descritto la situazione dei ghiacciai alpini.
Venerdì 24 luglio è andata in onda la prima trasmissione dedicata al progetto, nella quale Fabiano Ventura ha parlato del progetto in generale, nel giorno della partenza della spedizione “Sulle tracce dei ghiacciai – Alpi 2020”.
Nella puntata di venerdì 31 luglio, aperta con il consueto racconto di viaggio di Fabiano Ventura, sono stati intervistati Alberto Cina, professore del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente del Politecnico di Torino e Stefania Tamea, idrogeologa dello stesso istituto, che si trovavano sul ghiacciaio Indren per raccogliere dati per il loro Glacier Lab.
Venerdì 7 agosto, come detto, è stata la volta di Daniele Cat Berro, climatologo della società italiana di meteorologia.
“Le cause dello scivolamento verso il basso del Ghiacciao di Plampinceux – ha detto – sono anche dovute alla sua conformazione, molto ripida e sospesa. E’ possibile che l’aumento della temperatura abbia destabilizzato la massa glaciale aumentando la probabilità di distacchi. In questo caso si può parlare di una concomitanza di fattori”. Cat Berro ha comunque descritto una situazione drammatica sulle Alpi: “Nei ghiacciai alpini – ha detto – gli effetti dei cambiamenti climatici sono dirompenti. Qui, infatti, l’aumento delle temperature è stato di almeno 2 gradi e questo ha contratto la superficie di almeno il 60 per cento rispetto al 1850. E questo è solo l’inizio. Ci aspettiamo, in assenza di tagli alle emissioni serra, che a fine secolo rimanga meno del 10% del volume attuale, con gravissime conseguenze per la popolazione a valle per fenomeni di maggiore franosità, maggiore portata dell’ acqua dei fiumi e per l’aumento del livello del mare di almeno un metro entro la fine del secolo”. Fenomeno, quest’ultimo che ridisegnerà la geografia di molte zone del mondo mandando sott’acqua milioni di persone.
Chi avesse perso le puntate può comunque riascoltarle qui